Questo pomeriggio siamo stati ad Acquarica di Lecce, un piccola frazione all’interno del comune di Vernole, dove ci ha aperto le porte della sua dimora il signor Antonio Pascali.
Uno scoppiettante camino ci ha accolti in questo tardo pomeriggio dell’ultimo giorno di ottobre che fa da preludio al ponte di Ognissanti.
Ed è proprio accanto a quel camino e al suo tepore che il Signor Antonio si accomoda per raccontarci la sua storia.
Una storia che sa di antichi mestieri e tradizioni di un tempo, quando i soldi scarseggiavano, la fame era tanta, e quando ci si doveva inventare le cose più umili per portare avanti una famiglia e tirare a campare.
Ci racconta il signor Antonio che ha imparato a impagliare una cesta sin da quando era bambino e che è un vero peccato che oggi tradizioni e antichi mestieri come questi siano difficili da far apprendere e imparare alle nuove generazioni.
La “credda”, questo è il termine dialettale usato per chiamare le cesti di paglia sono composte di paglia ed erbe che un tempo si andavano a raccogliere da una palude lì in zona.
Molti erano coloro che si ammalavano di malaria all’epoca, quando la medicina non aveva ancora compiuto i passi da gigante che ha fatto oggi.
Le cesti di paglia servivano principalmente per conservare i diversi generi alimentari, dato che a quel tempo dell’esistenza di contenitori in plastica, non ‘era neppure l’ombra.
Nelle rare occasioni che nel corso della stagione estiva si andava al mare, le “credde” venivano usate come borse per contenere tutto l’occorrente per la giornata fuori casa.
Anche quando c’era un lutto in paese, ed in segno di consolazione si preparava dal cibo da portare ai parenti stretti del defunto, si usavano le cesti di paglia che contenevano all’interno, fichi, pane, pasta fresca, biscotti fatti in casa.
Il signor Antonio continua a raccontarci la sua storia fatta di tanti sacrifici, della sua tenera età in cui affiancava il suo papà per imparare la tecnica per impagliare le cesti, nel frattempo il rumore del camino accompagna la sua storia, il suo passato, le sue memorie di un’arte antica e nobile come questa che conserva quel non so che di fascino e tradizione della nostra terra che sa di cultura e di antichità.
2014-10-31