Gino “il capellone” di Specchia che fa della “falsa rivoluzione del ’68” pura arte

Per chi ha vissuto le lotte del ’68 è difficile trattenere l’amarezza nel vedere che tutti quegli ideali, quei progetti di vita, le battaglie che non hanno portato a nulla. Valori dispersi nel tempo, traditi, stracciati e resi inutili. Figure storiche come Marx, Che Guevara e idoli come i Beatles diventati semplici comparse, spesso ricordate più per fama che per il vero significato della loro esistenza. Oggi vi raccontiamo la storia di un artista che racconta la sua delusione attraverso la pittura. Lui è Luigi De Giovanni, ai tempi del ’68 ricordato a Specchia come “Gino il capellone”. Le sue opere le trovate in questi giorni esposte presso l’ex Convento dei Teatini di Lecce nella mostra “Tracce di Rievoluzione”. Una sorta di mostra open che vuole farci attraversare gli ultimi cinquant’anni della nostra contemporaneità. Ed è la moglie Federica Murgia, insegnante sarda, a raccontarci la “rivoluzione” di Gino il capellone.

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