La definiscono “Riserva naturale di San Cataldo”. Dovrebbe essere un’area protetta. Dovrebbe essere un polmone verde, valorizzato e messo a disposizione degli amanti della natura, 360 giorni l’anno. Invece non è nulla di tutto questo. Eppure fa parte delle otto Aree protette della provincia di Lecce e delle Aree naturali protette della Puglia (secondo quanto prevede la Legge Regionale 19/97 sulle Riserve e Parchi Naturali Regionali). Si tratta di uno dei siti ritenuti d’Interesse Comunitario (SIC) nell’ambito del progetto europeo Rete Natura 2000. Queste aree hanno come scopo prioritario la tutela della biodiversità. L’Area di San Cataldo si caratterizza per il pino d’Aleppo. Nonostante la bellezza incontrastata della natura, fare un giro nella pineta crea non poco disagio, per lo stato di abbandono e di sporcizia in cui si trova. Nonostante questa zona rappresenti un punto di riferimento e di passaggio per sportivi, per ciclisti, per chi pratica jogging, o per chi semplicemente ama fare passeggiate all’aria aperta, lontani dallo smog cittadino. Il video che vedrete porta sicuramente all’eccesso la sensazione di disgusto e di imbarazzo che si prova nell’attraversare la “Riserva naturale di San Cataldo”. Rappresenta però un modo per lanciare un messaggio forte, perché il Salento ormai rischia di essere cementificato del tutto e quel poco di natura che abbiamo spesso è abbandonata a se stessa.
2011-11-10