Lampi cromatici sul grigiore del cemento

Lampi multi cromatici sul grigiore del cemento delle periferie o sulle lamiere dei treni, delle metropolitane, degli autobus.

Giovani ‘ribelli’, i writers, ‘impugnano la penna’ dei graffiti per lanciare messaggi importanti, di protesta, per riempire di colore quelle urla trasparenti di tutti coloro che vorrebbero dire ma spesso non sono ascoltati. Scrivere per imprimere nelle pieghe di un muro le voci mute della sua città, “una rivolta contro il ghetto imposto dalla semiocrazia del potere urbano e televisivo”, come scriveva il sociologo francese Jean Baudrillard.

L’arte dei graffiti rappresenta e vuole rappresentare un’arte rivoluzionaria fuori dagli schemi tradizionali, liberata dal dominio incontrastato di quel sistema che crea le leggi del mercato e celebra e distrugge a suo piacimento artisti e correnti.

Diretta e veloce, i suoi messaggi incontrano il pubblico fuori da musei e gallerie.

E’ un’arte di reazione ed opposizione ad una società che a volte crea distinzioni sociali e dimentica i quartieri poveri, una forma di ribellione e di riscatto della propria dignità e identità sociale.

Alcune città hanno messo a disposizione vecchi muri e palazzi ma i tags non possono essere recintati ed invadono continuamente spazi, ogni anno i bilanci comunali devono destinare svariati miliardi per ‘pulire’. Ma i graffiti sono nati anche per questo, per sfidare la legalità e l’ordine metropolitano e il decennio dell’immagine e i suoi discorsi iconici formulati con pennarello, spray, vernici istantanee, colori acrilici, è ormai acqua passata, i graffiti tornano ad essere oggi un fenomeno mediatico e sociologico, non più esclusivamente artistico.

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