L’originalità evidente delle tele di Domenico Lapolla trova diverse ragioni: ogni opera è legata all’altra da tratti costanti, riconoscibili e tipici del suo stile; é come ritrovare in ogni tela un episodio di una storia, che ognuno, secondo la propria personalità, può inventare e raccontare. La tavolozza cromatica, tenue ed armonica, di una consistenza “cremosa” e tuttavia poco materica, rilassa e distende l’occhio dell’osservatore. Non c’è virtuosismo nelle pennellate, non si ricerca la cura di tutti i particolari, ma solo di quelli che concorrono a creare la poesia dell’opera. I personaggi hanno tratti caricaturati — occhi minuscoli, nasi grossi, teste grandi, corpi esili – e tuttavia sono pregni di umanità. Uomini e donne dallo sguardo incantato, ritratti in scene curiose di un mondo sospeso tra sogno e realtà. Quasi costante la presenza del regno animale, in un rapporto di fiducia completa verso l’uomo, da pari a pari: oche a lezione di greco antico o di pianoforte, pesci che salutano naviganti, fenicotteri a dar spettacolo sulla testa di graziose donne, asinelli sospesi per aria. La pittura è, in ordine temporale, l’ultimo approdo artistico di Domenico Lapolla. Pianista di formazione, si avvicina ben preso al violino, entrando a far parte di rinomati gruppi di musica popolare salentina, tra i quali vale la pena citare Arakne Mediterranea. Recente la collaborazione con Eugenio Bennato nel suo lavoro Sponda Sud in cui Domenico rientra come voce e violino. La passione per le lingue e le letterature lo portano ad una laurea in arabo e a numerosi viaggi verso l’Egitto e la Tunisia. Fino a 6 giugno presso le Officine Cantelmo di Lecce.
2012-05-28