Capo d’Arte porta a Gagliano del Capo l’arte del Mediterraneo

Quale luogo poteva essere più adatto di Gagliano del Capo, proteso sull’estrema punta della Puglia, che si incunea come la prua di un vascello dalle vele tricolori tra i Balcani, il Medio Oriente e il Nord Africa?. “L’Italia è più mare di molti altri paesi mediterranei” sottolinea Matvejevic, che ha ispirato il tema della terza edizione di Capo d’Arte, intitolata “Mediterraneo: incontri o conflitti?” che riunisce le opere di sette artisti nelle sale di Palazzo Gargasole, metafora del genius loci in grado di unire passato e presente e simbolo dell’intera rassegna. Faro ideale aperto sul Mediterraneo, l’edificio ospita (fino al 26 agosto) video, sculture e installazioni di artisti internazionali delle ultime generazioni, che interpretano un fil rouge che lega Turchia e Kosovo, Libano e Albania, Algeria e Egitto alla Puglia, non più Finis Terrae ma polo propulsore di nuove energie creative. Energie che aprono al confronto nell’opera di Ahmet Ogut, o si interrogano sulle nuove realtà di emigrazione evidenziate dai fotogrammi del video di Rossella Biscotti. Qual è l’identità di questi nomadi del terzo Millennio? Lo rivela con sottile ironia il lavoro del kosovaro Sisley Xhafa e l’albanese Adrian Paci con un video ispirato alle antiche ritualità dei popoli mediterranei. Le contraddizioni sociali hanno ispirato il libanese Pascal Hachem, mentre la scultura luminosa dell’algerino Kader Attia riflette sulla repressione delle classi contadine nei Paesi del Nord Africa. Infine l’egiziano Moataz Nasr presenta l’imponente scultura in alabastro dove risuonano echi della sapienza sufi. Insomma una mostra che non vuole essere solo un’occasione espositiva ma un’esperienza a tutto campo, per interrogarci su quanto sia fondamentale conoscere il passato per vivere consapevolmente il presente.

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