Il caffè del giorno dopo…. Lecce – Cesena 0-0 1 Aprile 2012
Lecce (3-5-2): Benassi 7, Oddo 5, Miglionico 5.5, Tomovic 6, Cuadrado 5, Blasi 6 (37′ st Corvia sv), Giacomazzi 6, Delvecchio 5.5 (13′ st Bertolacci 5.5), Brivio 5.5, Muriel 5.5 (18′ st Bojinov 5.5), Di Michele 5.5. (25 Petrachi, 3 Di Matteo, 6 Giandonato, 21 Grossmuller). All.: Cosmi 5.5.
Cesena (4-3-1-2): Antonioli 6.5, Comotto 6, Moras 6, Von Bergen 6, Pudil 6, Arrigoni 6, Colucci 6.5, Martinho 6 (19′ st Djokovic 6), Santana 6 (37′ st Del Nero sv), Malonga 5.5 (29′ st Renella sv), Mutu 6. (88 Ravaglia, 2 Rodriguez, 6 Lauro, 28 Benalouane). All.: Beretta
Arbitro: Banti di Livorno
Angoli: 7-2 per il Lecce.
Ammoniti: Mutu, Pudil, Tomovic, Di Michele, Djokovic, Cuadrado per gioco falloso.
Spettatori: 6.950.
Il Parma che nell’anticipo frantuma la Lazio si colloca fuori dalle sabbie mobili, sia per i punti conquistati che per la espressione di gioco, per la compattezza, per la autorevolezza messa in mostra.
Il Lecce affronta dunque il Cesena prendendo atto che la sparuta pattuglia delle “raggiungibili” si è assottigliata. Se battere il Cesena era necessario, diventa ora indispensabile; ed infatti il Leccer partre a spron battuto quasi a mettere subito in chiaro che vuole assolutamente questi tre punti anche se il “come” sarà tutto un altro discorso.
Ma di questo Cesena virtualmente retrocesso c’è poco da fidarsi; il fatto è che, per dar seguito al “come”, la rigorosa osservanza della calma interpretativa caldeggiata da Cosmi (il Lecce verticalizza poco o niente) la squadra privilegia il portare palla, fraseggiare, retrocedere e ripartire. Quando poi si giunge al limite dei sedici metri riaffiora inesorabilmente l’approssimazione nell’appoggio risolutivo; quanto ad impensierire Antonioli, ci pensa Delvecchio al 16° con una conclusione da distanza ravvicinata che si stampa sul palo. Naturalmente il Cesena non sta a guardare; riesce anzi ad affacciarsi verso il feudo di Benassi avanzando a folate armoniose, spesso favorite dalle affioranti indecisioni (imprecisione) dei giallorossi.
Fa un gran caldo, ed ad ogni interruzione del gioco dalle panchine piovono in campo sacchetti di plastica pieni di ghiaccio, ed intanto Malonga ha modo di spedire al lato una facile palla a tu per tu con Benassi. Nel finale di tempo il Lecce un pò si sfilaccia: Muriel cerca gloria e palle arretrando la sua posizione, il tutto a scapito della lucidità allorquando recupera la posizione di prima punta: attività oltremodo dispendiosa, e fa caldo! Quando arriva una conclusione di quelle buone ci si mette “nonno” Antonioli con interventi di prima qualità.
La ripresa chiarirà chi ha più energie da spendere e voglia di successo.
Si fatica un po’ ad entusiasmarsi per questa partita infarcita di errori pacchiani; sembra la fotografia ingiallita di una ordinaria partita di serie “A”. In buona sostanza non si riesce a cavare un ragno dal buco; proviamo con Bertolacci al posto di Delvecchio . . . per vedere l’effetto che fa! In un paio di ripartenze (per i più attempati, contropiede) cinque contro quattro i giallorossi si trastullano con tocchetti laterali con il bel risultato di accordare tempi di recupero della posizione ai bianconeri. Esce Muriel ed entra Bojinov, ma è Colucci a sfiorare il palo con un destro sibilante; il Cesena fa dunque la sua buona figura, senza strafare, facendo girare palla con ordine e proprietà di linguaggio certamente non approssimativa; quella proprietà di linguaggio che il Lecce sembra aver dimenticato nello spogliatoio.
Per evitare di essere ripetitivi sorvoliamo sul solito miracolo operato da Benassi (35°); Corvia rileva Blasi nell’intento, così lascia intendere la mossa di Cosmi, nell’intento di osare puntando al tutto per tutto: mossa vana visto che non si varca la soglia dello zero a zero, ed intanto piovono fischi !