Ci rinnoviamo continuamente, continuamente crediamo di essere in balia delle onde dell’evoluzione, eppure, siamo ancora molto indietro. La corsa all’innovazione è debole e per saltare nel burrone del futuro abbiamo bisogno che qualcuno ci creda, come noi, e più di noi. Dai vertici piovono di sovente incaute parole di speranza mentre chi lavora per una maggiore concretezza spesso lo fa dietro quinte pesanti ed è sempre più difficile esibire idee al pubblico.
Gli umori sono strani, la fuga dei cervelli imperversa e aggredisce un sistema costantemente in bilico. Ogni tanto, però, una piccola sferzata di ottimismo arriva, e arriva proprio dalla Puglia.
Si chiama Festival dell’Innovazione, un evento complesso, promosso dalla Regione Puglia, dall’ARTI, dalle cinque università pugliesi, dal CNR, dall’ENEA, e in collaborazione con la Fiera del Levante, in cui si fondono, senza soluzione di continuità, esposizioni, mostre ed eventi di musica, cinema e teatro.
Rappresentare le esperienze degli attori dell’innovazione pugliese e stimolare il confronto tra le politiche attuate ai vari livelli istituzionali e nei diversi ambiti territoriali, questi, gli obiettivi prioritari.
Si raccolgono testimonianze di grandi innovatori, conversazioni con esperti, workshop, seminari internazionali, company mission di imprese straniere, Forum in cui start up, spin off e gruppi di ricerca presentano nuovi progetti imprenditoriali e di business.
“Nuove idee per grandi imprese”, lo slogan di una macchina che si è messa in moto a Bari, presso la Fiera del Levante, nei giorni dal 1 al 3 dicembre.
Un contenitore/vetrina importante, un’occasione per tutti coloro che si nutrono di innovazione e raccontano ‘imprese’ impossibili. Le potenzialità sono evidenti, le possibilità infinite, eppure, un velo di tristezza illumina gli occhi realisti di chi racconta la paura che i riflettori si spengano ancora una volta troppo presto, di chi ha idee per la sua terra e pochissime risorse per realizzarle. Il tempo è tiranno e la ricerca non è mai figlia del subito e dell’adesso, ha bisogno di uno spazio che non conosce confini né temporali nè materiali.
Questo, l’urlo di tutti noi che amiamo illuderci che il futuro sarà importante solo quando il presente comincerà ad essere considerato fondamentale.