Una struttura imponente di oltre 12mila mq, circondata da un giardino di 4 ettari, insiste su una porzione di città a sud del centro storico di Lecce e si affaccia su un tratto di circonvallazione tra Viale Rossini e Viale Alfieri. Negli anni del fascismo, quando venne costruita nel 1931, la zona ai confini della città favoriva le cure antitubercolari. L’ex Ospedale Galateo, oggi colonia di gatti randagi, di volatili e qualche tossicodipendente, nacque infatti come sanatorio antitubercolare, costituito dall’Istituto Nazionale Fascista dalla ditta dell’ing. Nervi di Roma, specializzata in costruzioni in cemento armato sotto la direzione ai lavori del giovane ingegnere leccese Oronzo (detto Gino) Pellegrino.
Tra i più importanti del sud Italia, il sanatorio si sviluppava su cinque piani di 3600mq ciascuno, atti a contenere i numerosi pazienti costretti a lunghe degenze, dai sei mesi ad un anno, tanto da avvertire il nosocomio come luogo di reclusione.
Negli anni 60 il progresso nella terapia farmacologica riduceva i tempi della cura ed i grandi sanatori diventavano mano a mano strutture inutili, a partire dagli anni 80 si poneva il problema di questi edifici. Il Sanatorio di Lecce è rimasto in funzione fino a metà degli anni 90, in seguito il tempo ed alcune operazioni vandaliche hanno reso la struttura obsoleta.
Oggi a distanza di quasi vent’anni dal completo abbandono, le nostre telecamere hanno ripercorso quei corridoi distrutti, alla ricerca di ciò che è sopravvissuto al dissesto che possa ancora raccontare cosa c’era tanti anni fa. Analisi cliniche, prelievi, macchinari, testate di letti, coperte e cartelle cliniche appena riconoscibili sono le uniche tracce di un passato prima dello sciacallaggio che ha distrutto ogni cosa.
In questo percorso siamo stati accompagnati dagli architetti Juri Battaglini e Gaetano Fornarelli che qualche anno fa si sono occupati di un progetto di riqualificazione della struttura che avrebbe dovuto essere la nuova sede accorpata della Provincia di Lecce, negli anni della presidenza di Giovanni Pellegrino, figlio dell’ingegnere costruttore e pertanto particolarmente affezionato al sito.
Il Parco posteriore invece sarebbe dovuto essere concesso al Comune di Lecce per farne un giardino pubblico del quartiere Leuca. Nel 2010 fallì il progetto perchè troppo oneroso: l’intervento costava quasi 21milioni e 588mila euro.
Nel 2014 se ne torna a parlare con Lecce2019 che lo vuole rendere un villaggio culturale, mentre mesi fa si vociferava un possibile ricovero per i senzatetto, ancora assente in una città candidata a capitale europea della cultura.