Sedicesima candelina per l’evento nato quasi per caso a suggello di antiche tradizioni di cantori e nenie popolari e trasformatasi nella più grande kermesse del Meridione e del bacino del Mediterraneo.
La notte della Taranta con la consueta carica dei centomila anche quest’anno ha chiuso col botto. Il festival itinerante con le sue 15 tappe partite lo scorso 6 agosto da Corigliano d’Otranto, si è concluso con il Concertone finale a Melpignano, all’ombra” del convento degli Agostiniani, nello spiazzo che oramai contiene appena i “pizzicati” che ogni anno fanno tappa all’evento clou dell’estate salentina.
Grande protagonista della sedicesima edizione, il Maestro Concertatore Giovanni Sollima, uno scatenato violoncellista che non ha fatto rimpiangere i colleghi che lo hanno preceduto. Il musicista, con il suo violoncello rosso come il cuore del logo della Notte della Taranta ha accompagnato i numerosi artisti che si sono succeduti sul palco. L’orchestra, composta da oltre trenta strumenti, molti dei quali di rudimentale fattura e i cantanti, hanno eseguito alla perfezione gli arrangiamenti del maestro Sollima, regalando al pubblico della piazza le emozioni che solo il suono della pizzica sa dare, quelle note che hanno “scazzicatu lu pede” dei presenti nell’antica danza di ribellione.
Simpaticissima la performance di uno degli ospiti più attesi del Concertone, Niccolò Fabi che, dopo aver intonato i canti popolari “Quandu te llai la facce” e “Teresina”, si è scatenato con la pizzica nel rituale del corteggiamento della “tarantata”. La kermesse di Melpignano si era aperta con un altro grande della musica italiana, Eugenio Bennato che, tra tradizione e innovazione, ha creato il connubio con un brano inedito scritto per l’occasione in cui cita i pionieri del canto popolare prima dell’avvento della Notte della Taranta come è conosciuta oggi dal grande pubblico. Un cantautore, Bennato, che ha sempre fatto ricerca in ambito etnomusicale, credendo nelle contaminazioni tra diversi generi. “Notte del Sud ribelle” è il titolo del brano, “…il sud di un’antichissima leggenda, Notte della Taranta che vive e non muore […] Notte della Taranta è il fiume della gente che per l’Italia va controcorrente…”.
A Max Gazzè è toccata la splendida interpretazione de “La Pizzica di San Vito”. “Qui non si celebra il folklore — aveva detto Nichi Vendola durante la conferenza stampa di presentazione del Concertone — ma la costruzione del sistema della qualità fatta anche di ricchezza materiale, figlia di ciò che valorizza la ricchezza immateriale”. Quella ricchezza evocata e tramandata attraverso i canti popolari, questa notte magistralmente interpretati per oltre sei ore ininterrotte, dalle voci di Antonio Castrignanò, Emanuele Licci, Antonio Amato, Alessandra Caiulo, Enza Pagliara, Alessia Tondo, Ninfa Giannuzzi, dal violino di Mauro Durante e da tutti gli altri artisti cha hanno contribuito a rendere questa sedicesima edizione, un’altra da ricordare.
Con il brano simbolo della tradizione canora popolare salentina, “Lu rusciu te lu mare” prima e con “L’acqua de la funtana”dopo, si è esibita Emma Marrone prima del gran finale interpretato da tutti gli ospiti, “Kali Nikta”, Buona Notte, il brano in griko che ogni anno chiude il festival dell’estate salentina, mentre la piazza sussulta al ritmo di larilolarilollallero larilolarilollallà.